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lunedì 17 novembre 2008

David Belle cade, ma il bello è rialzarsi



Questo video è anche la dimostrazione che i muscoli sono molto utili ad attutire le cadute!

La cosa migliore del cadere è rialzarsi nuovamente

Mirror’s Edge

Sviluppatore: DICE
Distributore: EA
Giocatori: 1
Piattaforma: PC, PS3, X360

Tai chi

La cosa più naturale sembra irreale.
Il morbido vince il duro,
il debole vince il forte.
Sii vuoto e sarai riempito.

Liberamente tratto dal Tao Te Ching di Lao Tze


La leggenda narra che intorno al 1200 sulle pendici del monte Wu Tang vivesse un monaco taoista di nome Chang San Feng. Esperto di arti marziali un giorno assistette al combattimento tra una gazza ed un serpente.

Fu lì che comprese come la sinuosità circolare del serpente fosse particolarmente efficace di fronte ai diretti attacchi del volatile.
Nacque così questa morbida arte che non basa le speranze di vittoria del praticante sulla sua contrapposizione atletico-muscolare, ma bensì sull’utilizzo di forze sottili al nostro interno che ci guidano sulla strada dell’armonia e della fluidità.

Era tipico in quei tempi trarre insegnamenti dal mondo della natura e Chang San Feng ne accolse uno “evitare di fare forza contro forza”, che si sarebbe diffuso nei secoli sino ai giorni nostri, approdando anche in questo scritto che si unisce ai molti altri che lo hanno preceduto e ad altri ancora che verranno.

Altre sono le leggende che narrano della nascita del Tai Chi Chuan e diversi furono gli stili che si formarono. I più noti sono lo stile Wu, Sun, Chen e Yang.
[Autore: Francesco Curci Fonte: Energia e Forma]

Origine storica
In Cina l’uso dell’esercizio fisico può essere fatto risalire già al 1000 a.C.
Il Neijing, antico testo fondamento della medicina tradizionale cinese, prescrive esercizi di respirazione, massaggi della pelle e della carne, esercizi delle mani e dei piedi per gli abitanti del centro, regione pianeggiante e umida, che soffrono di paralisi delle giunture, raffreddamenti e febbri.
Nel periodo dei regni combattenti (403-221 a.C.) i taoisti introdussero esercizi fisici e mentali ed esercizi di respirazione come tecniche efficaci per la prevenzione e cura di alcune malattie ed il mantenimento della salute, generalmente conosciute come Qi gong.
Già verso la fine della dinastia Han, Hua Tuo (141-203 d.C.), noto medico e scienziato, sosteneva l’efficacia dell’esercizio per aumentare le difese immunologiche e aveva elaborato un sistema di cura attraverso movimenti noto come il gioco dei cinque animali.
Da allora le ginnastiche energetiche vennero studiate e approfondite negli ambienti buddisti e taoisti con lo scopo di mantenere l’organismo efficiente, preservarsi dalle malattie e dalla vecchiaia, conservarsi in buona salute e favorire la longevità.

Da queste ginnastiche e dagli antichi stili di Kung-fu si evolvette il Taijiquan che inoltre eredita molti contenuti dalla teoria del taiji e dei cinque elementi. Sono presenti infatti i cinque principi dei cinque elementi: la fluidità dell’acqua essenza di ogni movimento; il principio e la forza del movimento sono come il legno: dall’interno verso l’esterno (spesso si usa l’esempio di una radice che crescendo è capace di rompere anche un muro); il fuoco presente nell’attimo in cui un colpo va a segno; la terra presente nella posizione salda e stabile; il metallo (es: il mercurio) è nel peso, del corpo, che si lascia scendere verso la terra e più rende la pratica efficace. Esistono due teorie accreditate sulla nascita di questo stile: la prima ne situa la nascita durante la dinastia Yuan (1279-1368) ad opera del monaco Zhang San Feng, la seconda la fa coincidere con l’origine dello stile Chen, ad opera di Chen Wang Ting, durante la dinastia dei Ming (1368-1644).

Principi fondamentali
Lo studio del tai-ji quan non è solamente uno studio legato al movimento fisico ma una profonda filosofia di vita che affonda i suoi contenuti in antichissime filosofie e teorie come il Bagua l’Yi Jing e più in generale il Taoismo. Il principio fondamentale è il Wu wei traducibile in italiano in tanti modi, ma nessuno pienamente soddisfacente: non agire, niente fare, lasciar andare… Dove però il non-agire è un’“azione” compiuta con coscienza: spesso è più difficile non fare e lasciare che le cose seguano il loro corso naturale invece di cercare di cambiarle… ed oltretutto potrebbe rivelarsi molto più efficace. Ci sono inoltre quattro parole, concetti (ideogrammi) che rappresentano il tai-ji quan, i suoi contenuti filosofici ed i benefici che con la pratica si possono ottenere e sono: Movimento (Attività), Quiete (Calma, Quiescenza), Gioiosità (Felicità, Serenità), Longevità (Vitalità). Nel tai-ji quan ritroviamo inoltre i concetti principali del taoismo: ogni movimento esprime l’alternanza dello Yin e dello Yang di vuoto e pieno: l’uomo e l’universo entrano in unione.
[Fonte: Wikipedia]

Il wu wei taoista di Roberta Bozza
…L'espressione cinese viene letteralmente tradotta con “non-agire”; ma wu wei non corrisponde ad una sorta di invito alla passività, propone piuttosto una costante attenzione al mondo circostante onde evitare interferenze con il suo inesauribile intrecciarsi di rapporti. Un’attenzione che esige la massima lucidità mentale, senza regole fisse e categorie immodificabili, stabilite secondo canoni esclusivamente umani, che ostacolino il fluire spontaneo degli eventi naturali. Come possiamo leggere nel capitolo IX dello Huai Nan Tzû, la posizione taoista sottolinea l’importanza di evitare egoistiche interferenze sul Tao, il corso naturale dell’intero universo:
«…Ciò che, a mio avviso, è da intendersi con wu wei, è che nessun pregiudizio personale (o volontà privata) interferisce con il Tao universale e che nessun desiderio e ossessione conducono fuori strada il vero corso delle tecniche. La ragione deve guidare l’azione affinché il potere possa essere esercitato in accordo con le intrinseche proprietà e le tendenze naturali delle cose…».

Nella concezione taoista del wu wei bisogna quindi scartare un’interpretazione meramente passiva dell’agire; va interpretata piuttosto come accettazione delle trasformazioni della natura, diviene dunque una forma di attività che richiede di essere ricettivi e attenti in ogni situazione.

Yin corrisponde a basare le proprie azioni sulle situazioni che cambiano, come fa il saggio taoista che si adatta alle circostanze senza ricorrere a dei fissi principi; wei invece corrisponde ad agire secondo principi inflessibili. Quest’ultimo termine è lo stesso che troviamo nella formula wu wei, di cui un’equivalente traduzione proposta dal Graham potrebbe essere “agire senza artificiosità”.

«La cosa più sottomessa al mondo può sopraffare la più dura al mondo, quel che non ha sostanza penetra in quel che non ha fessure. Da ciò conosco il beneficio dell’attenersi al non-agire»

L’arrendevolezza, jang, è dunque la qualità, propria dell’acqua e di tutto ciò che viene associato al femminile [contrariamente a quanto si ritiene oggi, YIN è maschile e YANG femminile, e non viceversa - "lo Yin sulle spalle = la testa, la mente, il principio maschile" e "lo Yang fra le braccia = il cuore, l’amore, il principio femminile"

…Non si tratta perciò di subire con inerzia, ma piuttosto di rispettare gli eventi senza aggredirli e di conseguenza senza arrecare squilibri.

…agire in accordo con il Tao significa agire in modo armonioso, imitare dunque l’Assoluto che agisce armonizzando. La natura consiste infatti in una produzione continua di armonia e la sua caratteristica fondamentale equivale alla spontaneità, tzu jan, il naturale corso degli eventi. Se il movimento della natura è spontaneo, come la crescita di un albero e lo scorrere dell’acqua, al contrario quello dell’uomo risulta in gran parte artificioso, perché premeditato e intenzionale.

La spontaneità, a cui si dovrebbe conformare anche l’uomo, non corrisponde banalmente al piacere di fare qualsiasi cosa si desideri, consiste piuttosto nel seguire la propria natura in perfetto accordo con il cosmo…

…L’agire risulta senza sforzo perché l’agente coincide con l’azione stessa.
Il wei wu wei taoista è il totale rifiuto da una parte di un’azione oggettiva e dall’altra di un soggetto agente; il dualismo sorge perché l'agire tende a un risultato, alla realizzazione di uno scopo che si ha in mente. L’unica via per trascendere il dualismo del sé e dell’altro è di agire senza intenzionalità, senza l’attaccamento a un fine progettato. Svanisce allora quella frattura tra la mente che si prefigge una meta e il corpo utilizzato per ottenere quel risultato.

L’uomo sommo è il saggio, la cui mente riflette come uno specchio la situazione che si presenta di volta in volta senza trattenere le valutazioni che confondono la chiarezza di visione.
…Il Taoismo ci mostra poi come sia possibile derivare un’intera filosofia di vita da un singolo imperativo: quello di rispecchiare le cose come sono obiettivamente e non come si vorrebbe che fossero. [il “guardare limpido e senza preconcetti”, altrimenti si vede solo ciò che si vuole vedere, ergo NON si vede.

L’errore fondamentale è quello di farsi distrarre dai pensieri che oscurano lo specchio della mente; ma essere senza pensieri non significa essere sbadati, al contrario corrisponde al più alto grado di concentrazione. In realtà le alternative non esistono, perché si escludono l’una con l’altra; si realizza unicamente l’inevitabile, nel senso che, se gli elementi di ogni fenomeno vengono ordinati secondo le loro interazioni e interrelazioni, il movimento dell’azione non può che risultare spontaneo e naturale.
…riflettendo qualsiasi situazione con perfetta chiarezza si può reagire in modo automatico in una sola direzione. Il Tao non è quel che l’uomo desidera egoisticamente ma il corso in cui si trova anch’egli a scorrere, e se rispetta l’evolversi naturale non ha alcun bisogno di pensare a cosa deve fare, piuttosto si lascia agire da atti spontanei ..: «reagire con consapevolezza».
L’azione risulta spontanea ed efficace soltanto se è presente quell’assenza di scopi che si traduce in vuoto. Il vuoto è infatti una delle condizioni necessarie per poter praticare il wu wei; lasciare agire il vuoto significa purificare lo specchio della mente da tutte le motivazioni intenzionali che mirano sempre all’ottenimento di qualcosa. Nel momento in cui svanisce l’idea di ottenere e si realizza un vuoto di finalità, l’intervento di chi agisce è minimo e senza tensioni che sbilancino l'esecuzione.
[Liberamente tratto da Vedanta.it]

Wudang Tai Chi con spada

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