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martedì 31 agosto 2010

domenica 29 agosto 2010

Di ritorno da La Maddalena

A piedi nudi sulle rocce e nuoto, questo sì che è allenamento. Sono stato a La Maddalena e ho fatto delle fantastiche nuotate. Come al solito ho dovuto combattere con la mia bassissima resistenza in acqua; è incredibile, sarà per la respirazione scorretta chissà, ma proprio per questo il nuoto per me è ancora più utile che per altri: regolarizzare la respirazione, trattenere il respiro e aumentare la resistenza.

giovedì 19 agosto 2010

Viaggio a Londra verso il Rendezvous V



13 Agosto 2010 Volo Ryanair Ciampino – Londra-Stansted

Sull’aereo sono seduto vicino ad un vecchietto di origini inglesi che vive in Italia e ha fatto alcune traduzioni dal giapponese. Mi fa vedere uno dei libri che ha tradotto e inizia a parlarmi di ciò in cui crede. Inizialmente argomenti più che condivisibili dalla maggior parte delle persone di buon senso: c’è un po’ di verità in ogni religione, la divisione fra corpo mente e spirito, non pensiamo mai realmente a ciò che ci circonda, non riconosciamo la bellezza del mondo… Poi mi inizia a parlare di fantasmi, le persone morte a volte rimangono intrappolate nel mondo terreno e noi dobbiamo aiutarle a liberarsi, ho fatto esperienze che se te le raccontassi non mi crederesti mai, perché on vieni a casa mia un giorno gratuitamente, la gene spende soldi dagli psicologi, io ti offro il mio aiuto senza niente in cambio, ho già aiutato tante altre persone con grossi problemi, cosa ti cosa provare? Guarda, già adesso ti posso poggiare la mano sulla schiena e passarti energia… Ok, fermiamoci. Io sono una persona aperta alle discussioni e alle idee altrui, confesso che una battuta o due sul vecchietto e i suoi fantasmi mi potrebbe scappare, ma sono disposto ad ascoltare e condividere opinioni con molto rispetto, senza pensare che la mia parte è quella giusta. Però la schiena non me la sono fatta toccare, né ho accettato l’invito a casa sua. Questa cosa però mi ha fatto pensare. Forse siamo più chiusi di quanto pensiamo di essere, di certo spaventati da ciò che non si conosce e in continuo stato di allerta per eventuali inganni. Non ho accettato l’invito e francamente non me ne pento, però ho capito quanto le nostre convinzioni siano un limite che non c consente di modificarle più di tanto. Sarà solo l’esperienza a farlo, nel bene e nel male. Quando vedrò o sentirò un fantasma ci crederò. Non sono un San Tommaso qualunque, e che credo sia oltre le nostre capacità di esseri umani limitati comprendere cose che vanno oltre la nostra quotidianità, fare teorie su ciò che c’è dopo o su chi ci ha creato. Credo che la cosa più importante sia vivere nella realtà, senza però togliere l’attenzione verso la parte spirituale di sé stessi, una pare che non si vede, ma si sente.

Mentre aspetto l’autobus per il centro di Londra conosco Flora (che a breve partirà per l’Etiopia, affascinata dalla cultura africana tanto diversa dalla nostra) e ci passo l’intera giornata, tappa al pub con Irlandese ubriaco compresa. Londra mi piace, quel che ricordavo era solo qualche immagine che non rendeva onore alla bellezza e alla vita di questa città.
Piove, e sotto la pioggia arrivo al mio ostello dove un gentilissimo Alex mi accoglie in stanze pulite e decenti (un sospiro di sollievo quando vedo il bagno e la doccia). In camera con me troverò altre 5 persone di cui due ragazzi di ParkourGenova. Il giorno dopo in fila per la registrazione al quinto Rendezvous incontro Dean Cheetham uno dei mitici ragazzi di Northern Parkour che ci hanno deliziato con parecchi bei video, primo fra tutti il documentario Nature of Challenge.

I due giorni di allenamento con Parkour Generations saranno molti intensi, in particolare il primo, finito verso le 23.00 grazie ad un bellissimo allenamento notturno: il soffio del vento e il respiro nelle orecchie mi hanno accompagnato in una sessione che è riuscita ad unire il piacere dell’allenamento di gruppo alla solidità e introspezione dell’allenamento in solitaria. Una cosa ben difficile quando si è così tanti. Mi viene in mente il pomeriggio dello stesso giorno quando eravamo in fila ad attendere ognuno il proprio turno per un percorso di salti su dei paletti. Uno dei ragazzi di Pk Generations non voleva vederci fermi e ci suggeriva esercizi da fare mentre attendevamo, Stephan Vigroux invece voleva che stessimo concentrati sull’esercizio. Due punti di vista differenti che mostrano anche il lato negativo di un raduno così frequentato: l’impossibilità di concentrarsi e migliorarsi con la ripetizione. Dopo pochi tentativi per ciascuno siamo andati via…

Gli spot di Londra sono meravigliosi, in particolare Vauxhall ed Elephant&Castle, muri pieni di grip ma anche taglienti che mi hanno torturato polsi e mani (no mamma non ho tentato di tagliarmi le vene, ho solo fatto Parkour) per non parlare delle mie scarpe che, già in pessime condizioni, sono diventate inutilizzabili sotto la pioggia, distruggendomi la pianta del piede peggio che se fossi stato scalzo. Allenarsi sotto la pioggia di Londra è stato affascinante, in particolare fare le flessioni sotto l’acqua in mezzo ad una miriade di gente che ci guardava (vedi questa e questa – le mie gambe in primo piano).

Non sono mancati spunti interessanti di discussione, durante il Q&A con Yamakasi e PK Generations, ma anche in privato con singoli traceur come GioArona. In particolare, con quest’ultimo siamo d’accordo sulla necessità in Italia non tanto di un’unica grande associazione di Parkour, quanto ad una che possa fungere da collante di tutte le piccole realtà locali. Qualcosa a mio avviso, che si sostituisca alla tensione commerciale di Parkour.it così come alla passività di APKI. In Italia la via delle piccole associazioni è sicuramente la migliore e spero che Rhizai, Parkourwave, MilanMonkeys e tante altre, possano rafforzarsi, stabilizzarsi e trovare anche una “casa” comune dove potersi coordinare e supportare a vicenda.

16 Agosto 2010 Volo Londra-Stansted – Ryanair Ciampino
Lascio Londra con la speranza di tornarci al più presto. E con la coscienza di essere cresciuto un po’, anche con un viaggio così breve. Ogni viaggio, in fondo, è fonte inesauribile di linfa vitale, emotiva, spirituale. Mente, corpo e spirito. Essere per durare. Essere.

Alcune osservazioni che mi ero perso per strada (strada di Londra, naturalmente):
- A Londra quasi non esistono i cestini della spazzatura, però in effetti la città è pulita. La mia idea è che gli inglesi rapiscano i famosi folletti irlandesi e li costringano a lavorare in nero e raccogliere le cartacce.
- Qui gli omosessuali camminano per strada senza nessun problema, con una tranquillità difficile da vedere in Italia, senza che nessuno tenti di pestarli a morte o bruciarli; che strano da una società così civile non mi sarei aspettato una tale mancanza di rispetto! Dovrebbero venire un po’ a Roma, noi sì che gli sapremmo insegnare come si fa. (Nel caso leggesse qualche cerebroleso: sono ironico)
- E per finire una considerazione: gli inglesi sono stupidi, o per lo meno i loro architetti: ma come si fa a fare un rubinetto dell’acqua calda separato da quello dell’acqua fredda, non parlo solo del rubinetto, ma proprio del getto d’acqua separato! Praticamente l’acqua calda non la puoi aprire sennò ti ustioni. Oppre questo fatto che devono guidare a sinistra: ma se tutto il mondo guida dall’altro lato cazzo, adeguati! E i piumoni senza lenzuola?!? :-)

One

Che bello, è tornato TK17!
Te lo avevo presentato tempo fa con il suo Go che finalmente è di nuovo disponibile su Youtube. Adesso dopo un’infortunio ci presenta questo One. È importante leggere le note al video:

The following video was compiled from a single take of a parkour run through Lisses, France. The original run took approximately nine minutes, and has been shortened only at two points. It was filmed with an HD GoPro headcam set to record 30 fps at 1080p, and edited using FinalCut Pro. Locations featured include Place de Chevreuse (white walls), Le Long Rayage, Gymnasium (brown staircase), Ecole F. Mistral (rooftops and pink walls), Parc du Lac, and La Dame du Lac.

I originally intended on perfecting and polishing this run over a period of two weeks before filming. However, injury prevented me from doing so, so instead what you see is a record of my one and only attempt. Therefore, this is a true representation of the level my parkour, with no pacing and no second chances, and with all the hesitations and mistakes implied.



P.s.
Era da tempo che volevo rimettere online Go e lo stupendo documentario Pilgrimage (sul suo canale ne è presente solo una parte). Lavorerò sui sottotitoli in italiano.

giovedì 5 agosto 2010

Pensieri sull’autobus dopo un allenamento


Mi immagino spesso protagonista di un video di Parkour, penso ai video che potrei fare, mettendo insieme quei quattro movimenti che mi escono meglio, con delle belle inquadrature, una colonna sonora in contrappunto. Questa malattia dei video… Cazzo. Quello che dovrei mostrare non è una sfilata di movimenti fighi, quello che dovrei mostrare è la difficoltà. Quanto è difficile per me superare la paura di un salto, quella paura che devo affrontare anche per i movimenti più semplici. Quanto è difficile per me imparare un kong, riuscire ad alzare un po’ il monkey, raggiungere il bordo di quel cazzo di blocco di marmo che ancora non sono riuscito a sfiorare nemmeno… Il Parkour è proprio il contrario di un video. Non è guardarsi allo specchio, ma saltare oltre la nostra immagine riflessa. Eppure indugio nel guardarla quell’immagine.
Vedo il me di un anno fa, forse due. Cosa sono diventato? Sento che sono migliorato. I miei sono piccoli passi per l’uomo, grandi balzi per me. Ma devo fare di più. Molto, molto, molto di più.

Come se non bastasse sento che quello che ho guadagnato in un anno l’ho perso in un due mesi in cui sono stato fermo… Tento di riconquistarlo e mi sento più scarso di quanto mai sono stato. Provo a fare un salto, un precision semplicissimo tra lo schienale di una panchina e l’altro, il più infimo precision che si possa immaginare e dopo vari tentativi in cui arrivo e non riesco a tenere l’equilibrio, lo prendo troppo alla leggera e lo sbaglio, sbattendo lo stinco e aggiungendo l’ennesimo callo osseo alla collezione. È una grande lezione di vita che il Parkour insegna con severità: mai sottovalutare una situazione, nemmeno la più banale, il più piccolo movimento, la più innocua parola. Sii attento, sveglio, pronto. Ogni azione ha una ripercussione. È una delle lezioni più difficili da imparare. E poi c’è questa: non dormire, continua sempre a muoverti. Non ti fermare. Perché fermarsi è tornare indietro. Avanzare lenti è come stare fermi.

Devo iniziare a correre.

Allenarsi in ciabatte, si può

Bravo il traceur e bello il video montato e girato da Jake Harris.

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