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martedì 2 dicembre 2008

Altre perle di Blane

Adoro Blane e il suo modo di tracciare, così fluido e sicuro, e mi piace anche come la pensa, ecco quindi la traduzione dal suo blog di un articolo che ha scritto:

«Comuni denominatori

È sempre più chiaro per me che, dal di fuori, ogni singolo praticante di Parkour appare come parte di una più ampia collettività sotto lo stesso ombrello. È solo con una più attenta ispezione che è possibile vedere che così tanti di noi stanno facendo cose diverse, scegliamo però di usare la stessa parola per definire cosa stiamo effettivamente facendo.

Bene, secondo me nessuna di queste definizioni, motivazioni o ragioni di praticare è più giusta o migliore di nessun altra, perché penso sia importante che noi tutti seguiamo il nostro percorso personale e facciamo ciò che ci rende felici. È interessante, però, che individualmente abbiamo trovato tutti qualcosa che ci attira verso questa stessa parola [Parkour, N.d.T.] che poi pieghiamo a significare qualcosa di leggermente diverso per ognuno di noi.

Cosa stai facendo? È una domanda che mi ritrovo spesso a farmi quando mi alleno e, ogni volta, tendo a rispondere in un modo un po’ diverso. Non c’è una risposta definitiva e semplice a questa domanda per me e penso che molti di voi abbiano provato la stessa cosa quando qualcuno vi ha interrogati su cosa stiate facendo.
Parkour. tende ad essere la pronta risposta che sento me stesso e gli altri usare più frequentemente. E, Oh! Quella roba di corsa libera [freerunning, nel testo] dove si salta dai palazzi, giusto? Fai un backflip! È sfortunatamente una delle più comuni risposte a cui la parola Parkour induce.
Ma, se noi stessi non siamo d’accordo su cosa stiamo facendo, come gruppo, allora come possiamo aspettarci che lo faccia la gente comune?

Dovete ammetterlo la parola stessa non è particolarmente attraente o semplice da dire, quindi credo sia qualcos’altro nella disciplina stessa che attrae tanta gente a sé e la definisca come praticante di Parkour. Un denominatore comune che ci unisce, se volete.

Gli sport estremi sono relativamente nuovi e sono diventati sempre più popolari man mano che la gente si è trovata davanti lavori sempre più deprimenti e insoddisfacenti. I ‘Guerrieri dei Weekend’ sono dappertutto e ne conoscerete qualcuno, ne sono sicuro. Sono quelli che lavorano dal lunedì al venerdì e usano i finesettimana per scappare e provare a compensare le loro tediose settimane saltando giù dagli aeroplani o scalando le facciate di un dirupo, in Galles.
Con livelli di obesità e depressione sempre tanto alti, alcolismo e uso di droga, con un’élite di pochi che ci dice come vestirci, dove andare e come pensare… è poi una sorpresa così grande se così tanti tra noi cercano uno sfogo e un modo di scappare da tutto questo?

Potrebbe essere la libertà associata al Parkour che ci unisce, allora? Il fatto che non facciamo uso di particolari attrezzature significa che non c’è tavola, ruota, supporto e manubrio a condizionarci o limitarci. Non c’è motivo di evitare determinate superfici, condizioni meteorologiche o luoghi. Non c’è posto dove non possiamo andare, niente che non possiamo usare – le variabili che rovinano gli altri sport portando alcune attività ad un’interruzione, sono le cose che cerchiamo volontariamente per sfidare noi stessi. Ci impegniamo in quelle che verrebbero spesso considerate condizioni difficili e questo rende il Parkour così attraente e accessibile alle masse.
Se stiamo solo provando a soffocare una qualche primordiale sete d’avventura e libertà, è solo naturale che così tanti di noi siano attirati da qualcosa dove tanta libertà, fisicità, miglioramento personale e coraggio sono così ampiamente impiegati e apprezzati.

La maggior parte di noi, come esseri sociali, è contenta di interagire con gli altri. Ci piace essere parte di qualcosa… così dopo un’iniziale esperienza di Parkour, i traceur [individuals, nel testo] spesso si ritrovano su uno dei tanti forum o comunità online, che crescono in numero giorno dopo giorno, provando a cercare nuove risposte.
Tragicamente, il loro neonato senso di libertà e eccitazione inerente alla scoperta del Parkour è molto spesso distrutto quando si uniscono al nostro gruppo. Ognuno gli dice cos’è che stanno facendo e cosa dovrebbero fare. Non sono più sul loro percorso individuale, caricati da un momento di ispirazione, ma sono improvvisamente reindirizzati su quello preparato da qualcun’altro.
Il perché inizialmente si siano attivati e abbiano deciso di esplorare il loro potenziale riguardante il movimento non è più la loro forza motrice, i loro obiettivi si sono modificati man mano che hanno scoperto sempre di più riguardo al Parkour.
Ironicamente, invece di conservare la loro individualità e perseguire i propri obiettivi, questa gente prova a conformarsi a un ideale a cui nessuno può accordarsi! Ma c’è conforto nella folla, la forza del numero e la soddisfazione sentite quando si è parte di qualcosa.

Sono ugualmente colpevole come tutti. Io volevo trovare i ‘segreti’ per divenire un grande nel Parkour e scoprire sempre di più riguardo la disciplina, piuttosto che esplorare come posso diventare grande in quello che è ciò che io voglio fare… e avere successo nell’essere ciò che voglio essere.

Quindi, la ragione per cui credo che abbiamo così tante diverse definizioni di Parkour è dovuta al fatto che conserviamo una parte della nostra individualità e proviamo a fare le cose che ci appartengono – ma allo stesso tempo vogliamo mantenere il nostro posto nel gruppo così possiamo dichiarare di essere parte di qualcosa di più grande. ‘Parkour’ diventa ciò che tutti facciamo, a dispetto del fatto che ci stiamo muovendo tutti in direzioni diverse, per ragioni differenti.

Ad ogni modo abbiamo qualcosa in comune. Ciò che ci unisce è il movimento. È ciò che facciamo col movimento e le nostre ragioni di sviluppare le nostre capacità fisiche e mentali, attraverso il movimento, che è unico per ognuno. Se lo chiamiamo Parkour, Freerunning, L’art du deplacement o anche ‘Rage Froobling’ [?, N.d.T.] è irrilevante. Le parole sono sopravvalutate e usate male. Alla fine credo che ciò che conta è che conserviamo tutti la nostra individualità e facciamo ciò che ci rende felici, ed evitiamo di rinchiuderci nelle definizioni e nei termini.

‘Io pratico Parkour’, e ad oggi credo che ciò che sto facendo è molto vicino a cosa i fondatori (o il fondatore) si proponevano, ma se domani fosse rilasciata una definizione ufficiale e differisca dai miei obiettivi, non mi porterebbe a chiamare in modo diverso ciò che faccio. Sono contento di esser parte di un gruppo che condivide una passione per il movimento, ma credo che meno del 5% delle persone che ho incontrato e con cui mi sono allenato pratichino per le stesse ragioni e per le mie stesse ragioni.

E questa è una cosa buona.

Sii te stesso; ogni altro è già stato preso. – Oscar Wilde

-Blane»

Fonte: Blane's training blog

lunedì 17 novembre 2008

David Belle cade, ma il bello è rialzarsi



Questo video è anche la dimostrazione che i muscoli sono molto utili ad attutire le cadute!

La cosa migliore del cadere è rialzarsi nuovamente

Mirror’s Edge

Sviluppatore: DICE
Distributore: EA
Giocatori: 1
Piattaforma: PC, PS3, X360

Tai chi

La cosa più naturale sembra irreale.
Il morbido vince il duro,
il debole vince il forte.
Sii vuoto e sarai riempito.

Liberamente tratto dal Tao Te Ching di Lao Tze


La leggenda narra che intorno al 1200 sulle pendici del monte Wu Tang vivesse un monaco taoista di nome Chang San Feng. Esperto di arti marziali un giorno assistette al combattimento tra una gazza ed un serpente.

Fu lì che comprese come la sinuosità circolare del serpente fosse particolarmente efficace di fronte ai diretti attacchi del volatile.
Nacque così questa morbida arte che non basa le speranze di vittoria del praticante sulla sua contrapposizione atletico-muscolare, ma bensì sull’utilizzo di forze sottili al nostro interno che ci guidano sulla strada dell’armonia e della fluidità.

Era tipico in quei tempi trarre insegnamenti dal mondo della natura e Chang San Feng ne accolse uno “evitare di fare forza contro forza”, che si sarebbe diffuso nei secoli sino ai giorni nostri, approdando anche in questo scritto che si unisce ai molti altri che lo hanno preceduto e ad altri ancora che verranno.

Altre sono le leggende che narrano della nascita del Tai Chi Chuan e diversi furono gli stili che si formarono. I più noti sono lo stile Wu, Sun, Chen e Yang.
[Autore: Francesco Curci Fonte: Energia e Forma]

Origine storica
In Cina l’uso dell’esercizio fisico può essere fatto risalire già al 1000 a.C.
Il Neijing, antico testo fondamento della medicina tradizionale cinese, prescrive esercizi di respirazione, massaggi della pelle e della carne, esercizi delle mani e dei piedi per gli abitanti del centro, regione pianeggiante e umida, che soffrono di paralisi delle giunture, raffreddamenti e febbri.
Nel periodo dei regni combattenti (403-221 a.C.) i taoisti introdussero esercizi fisici e mentali ed esercizi di respirazione come tecniche efficaci per la prevenzione e cura di alcune malattie ed il mantenimento della salute, generalmente conosciute come Qi gong.
Già verso la fine della dinastia Han, Hua Tuo (141-203 d.C.), noto medico e scienziato, sosteneva l’efficacia dell’esercizio per aumentare le difese immunologiche e aveva elaborato un sistema di cura attraverso movimenti noto come il gioco dei cinque animali.
Da allora le ginnastiche energetiche vennero studiate e approfondite negli ambienti buddisti e taoisti con lo scopo di mantenere l’organismo efficiente, preservarsi dalle malattie e dalla vecchiaia, conservarsi in buona salute e favorire la longevità.

Da queste ginnastiche e dagli antichi stili di Kung-fu si evolvette il Taijiquan che inoltre eredita molti contenuti dalla teoria del taiji e dei cinque elementi. Sono presenti infatti i cinque principi dei cinque elementi: la fluidità dell’acqua essenza di ogni movimento; il principio e la forza del movimento sono come il legno: dall’interno verso l’esterno (spesso si usa l’esempio di una radice che crescendo è capace di rompere anche un muro); il fuoco presente nell’attimo in cui un colpo va a segno; la terra presente nella posizione salda e stabile; il metallo (es: il mercurio) è nel peso, del corpo, che si lascia scendere verso la terra e più rende la pratica efficace. Esistono due teorie accreditate sulla nascita di questo stile: la prima ne situa la nascita durante la dinastia Yuan (1279-1368) ad opera del monaco Zhang San Feng, la seconda la fa coincidere con l’origine dello stile Chen, ad opera di Chen Wang Ting, durante la dinastia dei Ming (1368-1644).

Principi fondamentali
Lo studio del tai-ji quan non è solamente uno studio legato al movimento fisico ma una profonda filosofia di vita che affonda i suoi contenuti in antichissime filosofie e teorie come il Bagua l’Yi Jing e più in generale il Taoismo. Il principio fondamentale è il Wu wei traducibile in italiano in tanti modi, ma nessuno pienamente soddisfacente: non agire, niente fare, lasciar andare… Dove però il non-agire è un’“azione” compiuta con coscienza: spesso è più difficile non fare e lasciare che le cose seguano il loro corso naturale invece di cercare di cambiarle… ed oltretutto potrebbe rivelarsi molto più efficace. Ci sono inoltre quattro parole, concetti (ideogrammi) che rappresentano il tai-ji quan, i suoi contenuti filosofici ed i benefici che con la pratica si possono ottenere e sono: Movimento (Attività), Quiete (Calma, Quiescenza), Gioiosità (Felicità, Serenità), Longevità (Vitalità). Nel tai-ji quan ritroviamo inoltre i concetti principali del taoismo: ogni movimento esprime l’alternanza dello Yin e dello Yang di vuoto e pieno: l’uomo e l’universo entrano in unione.
[Fonte: Wikipedia]

Il wu wei taoista di Roberta Bozza
…L'espressione cinese viene letteralmente tradotta con “non-agire”; ma wu wei non corrisponde ad una sorta di invito alla passività, propone piuttosto una costante attenzione al mondo circostante onde evitare interferenze con il suo inesauribile intrecciarsi di rapporti. Un’attenzione che esige la massima lucidità mentale, senza regole fisse e categorie immodificabili, stabilite secondo canoni esclusivamente umani, che ostacolino il fluire spontaneo degli eventi naturali. Come possiamo leggere nel capitolo IX dello Huai Nan Tzû, la posizione taoista sottolinea l’importanza di evitare egoistiche interferenze sul Tao, il corso naturale dell’intero universo:
«…Ciò che, a mio avviso, è da intendersi con wu wei, è che nessun pregiudizio personale (o volontà privata) interferisce con il Tao universale e che nessun desiderio e ossessione conducono fuori strada il vero corso delle tecniche. La ragione deve guidare l’azione affinché il potere possa essere esercitato in accordo con le intrinseche proprietà e le tendenze naturali delle cose…».

Nella concezione taoista del wu wei bisogna quindi scartare un’interpretazione meramente passiva dell’agire; va interpretata piuttosto come accettazione delle trasformazioni della natura, diviene dunque una forma di attività che richiede di essere ricettivi e attenti in ogni situazione.

Yin corrisponde a basare le proprie azioni sulle situazioni che cambiano, come fa il saggio taoista che si adatta alle circostanze senza ricorrere a dei fissi principi; wei invece corrisponde ad agire secondo principi inflessibili. Quest’ultimo termine è lo stesso che troviamo nella formula wu wei, di cui un’equivalente traduzione proposta dal Graham potrebbe essere “agire senza artificiosità”.

«La cosa più sottomessa al mondo può sopraffare la più dura al mondo, quel che non ha sostanza penetra in quel che non ha fessure. Da ciò conosco il beneficio dell’attenersi al non-agire»

L’arrendevolezza, jang, è dunque la qualità, propria dell’acqua e di tutto ciò che viene associato al femminile [contrariamente a quanto si ritiene oggi, YIN è maschile e YANG femminile, e non viceversa - "lo Yin sulle spalle = la testa, la mente, il principio maschile" e "lo Yang fra le braccia = il cuore, l’amore, il principio femminile"

…Non si tratta perciò di subire con inerzia, ma piuttosto di rispettare gli eventi senza aggredirli e di conseguenza senza arrecare squilibri.

…agire in accordo con il Tao significa agire in modo armonioso, imitare dunque l’Assoluto che agisce armonizzando. La natura consiste infatti in una produzione continua di armonia e la sua caratteristica fondamentale equivale alla spontaneità, tzu jan, il naturale corso degli eventi. Se il movimento della natura è spontaneo, come la crescita di un albero e lo scorrere dell’acqua, al contrario quello dell’uomo risulta in gran parte artificioso, perché premeditato e intenzionale.

La spontaneità, a cui si dovrebbe conformare anche l’uomo, non corrisponde banalmente al piacere di fare qualsiasi cosa si desideri, consiste piuttosto nel seguire la propria natura in perfetto accordo con il cosmo…

…L’agire risulta senza sforzo perché l’agente coincide con l’azione stessa.
Il wei wu wei taoista è il totale rifiuto da una parte di un’azione oggettiva e dall’altra di un soggetto agente; il dualismo sorge perché l'agire tende a un risultato, alla realizzazione di uno scopo che si ha in mente. L’unica via per trascendere il dualismo del sé e dell’altro è di agire senza intenzionalità, senza l’attaccamento a un fine progettato. Svanisce allora quella frattura tra la mente che si prefigge una meta e il corpo utilizzato per ottenere quel risultato.

L’uomo sommo è il saggio, la cui mente riflette come uno specchio la situazione che si presenta di volta in volta senza trattenere le valutazioni che confondono la chiarezza di visione.
…Il Taoismo ci mostra poi come sia possibile derivare un’intera filosofia di vita da un singolo imperativo: quello di rispecchiare le cose come sono obiettivamente e non come si vorrebbe che fossero. [il “guardare limpido e senza preconcetti”, altrimenti si vede solo ciò che si vuole vedere, ergo NON si vede.

L’errore fondamentale è quello di farsi distrarre dai pensieri che oscurano lo specchio della mente; ma essere senza pensieri non significa essere sbadati, al contrario corrisponde al più alto grado di concentrazione. In realtà le alternative non esistono, perché si escludono l’una con l’altra; si realizza unicamente l’inevitabile, nel senso che, se gli elementi di ogni fenomeno vengono ordinati secondo le loro interazioni e interrelazioni, il movimento dell’azione non può che risultare spontaneo e naturale.
…riflettendo qualsiasi situazione con perfetta chiarezza si può reagire in modo automatico in una sola direzione. Il Tao non è quel che l’uomo desidera egoisticamente ma il corso in cui si trova anch’egli a scorrere, e se rispetta l’evolversi naturale non ha alcun bisogno di pensare a cosa deve fare, piuttosto si lascia agire da atti spontanei ..: «reagire con consapevolezza».
L’azione risulta spontanea ed efficace soltanto se è presente quell’assenza di scopi che si traduce in vuoto. Il vuoto è infatti una delle condizioni necessarie per poter praticare il wu wei; lasciare agire il vuoto significa purificare lo specchio della mente da tutte le motivazioni intenzionali che mirano sempre all’ottenimento di qualcosa. Nel momento in cui svanisce l’idea di ottenere e si realizza un vuoto di finalità, l’intervento di chi agisce è minimo e senza tensioni che sbilancino l'esecuzione.
[Liberamente tratto da Vedanta.it]

Wudang Tai Chi con spada

sabato 6 settembre 2008

Alberi

Daniel Ilabaca e Oleg Vorslav a Tor Vergata (IV Raduno Nazionale di Parkour)

Quando mi capita, come oggi, di andare in montagna mi piace molto arrampicarmi sugli alberi. Credo che sia un buon esercizio naturelle e che, a parte i muscoli, possa allenare bene anche la mente e abituarla alle altezze e alla gestione dello spazio.

Freerunning game

Un gioco in flash sul freerunning, che sfizio!

venerdì 5 settembre 2008

Allenamenti, una lunga strada da percorrere

Imparare il parkour da solo… La più grande difficoltà, forse, non è nelle tecniche proprie della disciplina, quanto nel mantenere il corpo in esercizio continuo, rispettandolo senza limitarne lo sviluppo. Cominciare gli allenamenti mi fa subito pensare a quanto il mio corpo è stato fermo in questi anni, di certo le saltuarie partite a calcetto con gli amici non sono bastate a mantenerlo in forma: resistenza e flessibilità mancano.
Devo iniziare dal basso.
Lentamente il mio corpo proverà sempre meno fatica e potrò dedicarmi ad esercizi più duri, maggiori ripetizioni, un maggior numero di esercizi nello stesso giorno, maggiore tempo dedicato. Guardo un vecchio post di Blane e mi rendo conto che a confronto siamo superman contro una formica, arriverò a quei livelli?

Per gli esercizi giro un po’ sul web, non ho le conoscenze appropriate.
Su APKI ci sono due tabelle, base e intermedio. Per ora pratico l’allenamento base, e lo trovo molto pesante.
Ogni sessione deve essere preceduta da un riscaldamento e da una fase di stretching; alla fine dell’allenamento una fase di defaticamento e un’altra di stretching.
Finalmente ho trovato vari articoli interessanti in proposito: Overflux (QUI la traduzione di uno degli articoli).
Anche su Youtube si trova qualcosa. Il problema è sempre quello che non sai quanto ti puoi fidare di ciò che leggi/vedi su internet.

Per quanto riguarda i trick propri del parkour li sto trascurando: adesso voglio soprattutto raggiungere una buona condizione fisica. Per lo più faccio monkey, reverse vault, cat leap. Ho notato che sui salti di precisione faccio abbastanza pena e tendo a scivolare, forse è meglio comprare altre scarpe, ma è soprattutto colpa della tecnica da migliorare.

domenica 31 agosto 2008

Riflessioni di Blane

He Wishes For The Cloths Of Heaven
Had I the heavens’ embroidered cloths,
Enwrought with golden and silver light,
The blue and the dim and the dark cloths
Of night and light and the half-light,
I would spread the cloths under your feet:
But I, being poor, have only my dreams;
I have spread my dreams under your feet;
Tread softly because you tread on my dreams.

William Butler Yeats
Egli desidera il tessuto del cielo
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
Dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
Stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni

Apro questo articolo con la poesia che contiene l’ultima frase che leggerai.
Quello che sto per postare è un articolo proveniente dal blog di Blane, che gioArona ha tradotto per Parkour.net e che io ho trovato sul sito del CUP e leggermente editato.
La poesia con relativa traduzione l’ho trovata, invece, qui.

È un post lungo, preparati; ma se ti piace il parkour e vuoi praticarlo, DEVI leggere queste riflessioni di Blane.

Diluire:
a) Il processo che rende più debole e meno concentrato
b) L’essere diluito o meno concentrato
c) Una sostanza diluita
Non ho postato per un po’ perchè la mente era occupata, e solo ora me la sento di condividere i miei pensieri. Queste parole potrebbero offendervi, potrebbe sembrare che sono dirette a voi, e forse lo sono.
Posso vivere non essendo apprezzato per le cose che dico, ma non posso vivere senza condividere queste mie opinioni con le altre persone. So di non essere l’unico che condivide queste opinioni e sento sia meritevole dare voce a esse, se questo puo’ cambiare anche solo la testa di una persona e aiutarla. Questo è prima di tutto per un mio amico con cui non mi sono allenato per un po’. Un amico che sembra essere un po’ giu’ con i suoi allenamenti, un po’ distante, un po’ preoccupato di non essere bravo come altre persone. Questo è per lui e tutti gli altri che si sentono scoraggiati guardando le persone intorno che fanno cose che a loro non riescono. E anche per i nuovi arrivati del parkour.

Ieri è stato il mio 1300 giorno di pratica di Parkour. Non sono uno che crede molto negli anniversari, ma è stato il giorno in cui i pensieri di due settimane sono venuti a galla e ne ho fatta un’idea solida nella mia testa.

Ho iniziato allenandomi 1301 giorni fa , 10 settembre 2003, il giorno dopo che Jump London fu trasmesso per la prima volta sul canale 4, ed è fantastico pensare quanto è successo e quanto la mia vita è cambiata da allora.

Mi ricordo bene la mia prima vera sessione di allenamento, 185 settimane e 6 giorni fa. Era con un mio buon amico dell’epoca, Tom, ed eravamo entrambi così eccitati dal guardare Jump London e volevamo saltare e basta e iniziare! Mi ricordo le prove di alcuni volteggi, piccoli salti tra dislivelli, e mi ricordo la prima vera esperienza di paura nel Parkour quando sono saltato giù da una palestra locale e fatto la caduta sull’erba. È stato terrificante al momento, penso fossero circa 3 metri. Lo feci perché pensavo fosse questo il Parkour, saltare da qualcosa di alto e sopravivvere per raccontarlo il giorno dopo. Oh, quanto distante siamo tutti da quelle cose… Lo siamo?

Ora, come molte persone vi diranno, i giorni dopo la vostra prima sessione di allenamento sono d’inferno. Chi ricorda l’inspiegabile sensazione dolorosa facendo qualche piano di scale il giorno dopo la tua prima, reale, dura sessione di allenamento? Mi ricordo che sentivo le mie cosce come se fossero state assalite da una banda di bestioni incazzati con una mazza da baseball per 2 settimane.

Di questi tempi c’è un’abbondanza di ottime informazioni per le persone che iniziano che io non ho avuto quando iniziai io. Era per la maggior parte prove ed errori, con una buona dose di avanzamenti. Ma a dispetto dei benefici di imparare dalle passate esperienze dei veterani, mi chiedo se ci siano delle conseguenze.

Ho realizzato quanto difficile deve essere stato per David Belle e tutti gli altri originari traceur di Lisses quanto loro procedessero nell’oscurità dopo 15 anni senza avere idea di che cosa stessero facendo o di dove sarebbero arrivati. Loro lentamente hanno scavato un percorso in una nuova direzione e lo hanno illuminato per essere seguiti dalle altre persone. Ci sono voluti molti anni a questi ragazzi per creare una serie di movimenti base e raffinarli fino a rendere possibili il passaggio di quasi tutti gli ostacoli con un movimento e una tecnica verificata e questo non può che essere un traguardo notevole. Una epica giornata in cui un nuovo traceur può passare un ostacalo e può imparare in circa 2 mesi 10 tecniche, questo è costato circa 5 anni di allenamento tornando indietro a Lisses negli anni ’90.

Così, al passo con cui ci stiamo sviluppando, progredendo e imparando, sicuramente li raggiungeremo imitandoli a distanza e saremo capaci di aiutarli a portare la luce sul percorso, giusto?

No, non penso proprio.

Io penso che stiamo viaggiando troppo velocemente lungo lo stesso percorso e stiamo per rimanere senza benzina prima di poterli raggiungere. Loro si guardano indietro e ci vedono in lontananza e penso che probabilmente loro stiano sperando che li raggiungeremo per aiutare la disciplina a crescere, ma non penso che molte persone delle nuove generazioni vorranno. Per citare Stephane Vigroux "Penso che per molte persone deve essere più personale… tutti si muovono… sono veramente felice per loro… ma troppo velocemente, troppo in fretta, troppo spettacolo… troppo".

Ci sono ragazzi che si sono allenati per meno di un anno che fanno cose più grandi e avanzate di ragazzi che si allenano da 4 anni, e credo sia principalmente dovuto alla quantità di conoscenza disponibile oggigiorno. Questo può suonare buono in principio, mano a mano che le generazioni vanno avanti, avremo nuovi ragazzi capaci di evitare il processo di prova e errori, e semplicemente eseguire l’esercizio come deve essere, e avere un buon livello nel Parkour. Ma sono preoccupato.
Penso che l’approccio di prove ed errori insegnò molto agli originali traceur di Lisses a proposito di loro stessi e inniettò in loro una creatività e passione e coraggio che sta cominciando a essere dimenticata oggi e si sta sostituendo con un allenamento "sui libri". Non solo, credo che le loro capacità mentali e l’adattamento fisico fossero molto superiori ai miei, credo che fosse molto più diluito, rispetto alla generazione attuale e ai futuri traceur che iniziano adesso i loro allenamenti. La genta ha una lista di movimenti da imparare ed eseguire, e lo fanno più in fretta possibile, e poi passano a qualcos'altro di nuovo, più grande o più impressionante.

La migliore via per avere rispetto nella comunità del parkour oggi sembra essere fare la cosa migliore e più grande con la minima quantità di allenamento per arrivarci. Per quanto lo fai, non importa se è scoordinato, quanto lenta sia una scalata, quanto preciso sia un atterraggio o quanto danno fa alle persone – Tutti dicono cose tipo X ha fatto Y e quindi è migliore di Z anche se si allena solo da W mesi! Questo approccio sta prendendo sempre più piede, e recentemente lo sento come distruttivo per la natura del Parkour. Le persone fanno cose solo per essere viste da altri, e il loro pensiero è di darci dentro per fare bella figura. Sentono la pressione di fare cose che sono oltre il loro livello, e non è colpa loro.

Per me, Parkour è una lunga e utile lotta – non una breve ed epica battaglia.

Non sono preoccupato solo che l’aspetto del progresso mentale e della creatività dei nuovi praticanti venga sacrificato, sono ugualmente preoccupato riguardo ai costi fisici di tale progresso fatto con i libri di testo.

Come me, alcuni di voi si ricorderanno del nonno che era l’unico della famiglia in grado di aprire i barattoli all’ora di pranzo, nonostante la sua età avanzata. Questa "forza del nonno" di cui parlo non è un miracolo, è il prodotto di 60 anni di lavoro manuale e forza prodotta dall’utilizzo ripetuto dei muscoli per molti anni.

Sono preoccupato che la scorciatoia disponibile ai praticanti di oggi possa privarli dell’insostituibile sviluppo muscolare che i traceur di Lisses hanno, la profonda radicata neurologica struttura e la vastissima memoria muscolare che nessun libro o parola può dargli. La forza del nonno.

Tutti noi sappiamo che puoi condizionare il tuo corpo dall’inizio del tuo allenamento e questo aiuterà la tua abilità tecnica, ma continuo a sentire gente che si muove troppo velocemente e progredisce troppo velocemente. Regolarmente vedo cose fatte da nuovi traceur che ragazzi con anni di esperienza non hanno fatto e a volte questi ultimi si sentono giù… spesso si interrogano sul proprio allenamento chiedendosi perché non sono così bravi, si chiedono che cosa hanno trascurato e perché tutti sembrano essere meglio di loro.

Alcune persone sono venute da me letteralmente depresse a proposito del loro allenamento, cercando qualche consiglio e chiedendo dove sbagliavano, chiedendosi che cosa i nuovi ragazzi hanno che loro non hanno. La risposta che ho dato è semplice. I nuovi praticanti, che fanno dei salti massicci, tecniche impressionanti, alte, grandi, lunghe, distanti… ecc…, hanno acceso una miccia che vedranno bruciare negli anni prima di quanto vogliano, semplicemente perché i loro corpi non sono pronti per fare quello che fanno. Non è solo questione di ginocchia, che dire a proposito del danno fatto alle spalle per chi salta da ramo a ramo? Cosa a proposito dei gomiti?

Quali saranno gli effetti a lungo termine di questo?

Quali saranno gli effetti a lungo termine di salti di braccia da 3 metri quando le spalle non hanno l’esperienza di 10000 salti più piccoli?

Quali saranno gli effetti a lungo termine di atterraggi da 4 metri quando le gambe non hanno l’esperienza di 10000 atterraggi più bassi?

Il tempo lo dirà.

Guardate i migliori traceur del mondo. Andate a Lisses e guardateli, parlateci, allenatevi con loro e imparate da loro. Non sono i migliori perché sono geneticamente dotati o sono usciti pazzi per provare tutte le nuove cose quando erano giovani e nemmeno sono i migliori perché progrediscono in fretta. Sono i migliori e i più forti perché sono progrediti con costanza. Loro hanno costruito strati su strati di armatura sul loro corpo, anno dopo anno, ripetendo le cose migliaia di volte e non affrettando il processo. Loro hanno radicata nel profondo la forza del nonno, l’elasticità e la resistenza agli infortuni che viene dal graduale progredire.

Varie interviste a David Belle hanno domandato circa gli infortuni e David ha scosso la testa dicendo che le sue ginocchia stanno bene, le sue braccia sono ok, non ha dolori. Questo dopo 18 anni di allenamento. Per contrasto, oggi abbiamo ragazzi con alle spalle un anno di allenamento che gli ha dato mesi di problemi alle ginocchia, alle spalle, lussazioni, tendinite…infermerie per riparare corpi sotto i 20 anni. È una coincidenza? O è perché stiamo spingendo con troppa forza, troppa velocità, cercando di essere i migliori, paragonandoci agli altri?

Parkour è un viaggio personale e uno di quelli di duro lavoro. Non ci sono scorciatoie e non ci sono veloci trucchi. Se volete “essere e resistere”, allora vi consiglio di dare un lungo e duro sguardo al vostro allenamento e chiedervi se lo state facendo per divertimento, per qualche anno, dopo di che sedersi, prendere un lavoro, avere figli e ritirarsi. Se è così fate quello che volete, fate salti giganteschi, fate tutto quello che volete e non guardatevi indietro. Solo siate sicuri di non avere effetto su chi vuole avere una prospettiva più lunga e lavora per essere più forte. Provate a tenere questo nella testa quando dite:“ Ho fatto questo, perché non lo fai?” a loro.

Ma se volete veramente disciplinare il vostro corpo, diventare forti e resistenti nel Parkour, allora non dovete comparare voi stessi con nessun altro. Può essere troppo attraente finire a fare qualcosa aldilà del vostro livello quando vedete qualcuno con meno esperienza che lo fa. Siate uomini/donne più grandi, e realizzate il danno che si stanno facendo e siate orgogliosi di sapere che non soccomberete a pari pressione. Tra 10 anni, quando staranno camminando con un bastone, sarete capaci di fare quel salto centinaia di volte senza una goccia di sudore.

Non sono sicuro sul come possiamo aiutare le future generazioni di traceur e il futuro del Parkour. Fornendo loro la nostra esperienza li possiamo preparare ma non deve diventare un sostituto per il provare e sbagliare o saremo tutti e soli cloni dei nostri maestri. Deve rimanere un elemento di prove ed errori e di esplorazione. Devono anche poter progredire con il loro proprio tempo senza sentire la pressione delle persone attorno. Sto facendo diventare un mio personale obbiettivo l’aiutare le persone che vedo pressate sul fare qualcosa che non vogliono, sarebbe grandioso se qualcuno leggendo questo mi volesse incontrare.

Per riassumere i 2 punti dell’articolo…

1)Se site nuovi del parkour, ricercate il più possibile e imparate dalle persone che hanno già percorso la strada prima di voi, ma non perdete la vostra creatività e capacità di pensare da soli. Provate cose nuove, esplorate differenti metodi, e progredite con il vostro passo. La cosa che avete bisogno di ricordare è che le persone prima di voi hanno più esperienza fisica che ha costruito quella che chiamo “la forza del nonno”, che non può essere insegnata o tralasciata. Potete affrettarvi sulla teoria, ma non potete prendere scorciatoie sul piano pratico se volete resistere in questa disciplina.

2)Se avete più esperienza nel Parkour e sentite che le nuove leve siano migliori di voi, non sentitevi pressati nello spingere più forte o fare cose solo perché loro lo fanno. Provate ad avvertirli del pericolo di provare cose oltre il loro livello di condizionamento corporeo – se possono fare qualcosa, non significa che dovrebbero. Stanno imparando più velocemente per il fatto di avere più informazioni di voi, grazie al vostro duro lavoro.

Se vi importa del futuro del Parkour allora è vostro compito aiutarli a progredire sensibilmente e ricordagli che dovrebbero rallentare quando pensate stiano andando troppo veloce. Se non lo facciamo, il Parkour morirà lentamente via via che i praticanti diventarono più deboli e più deboli duplicati dei passati traceurs per infortuni, allenamenti oltre i limiti, e distruzione dei legamenti.

Vuoi quindi aiutare a diluire il Parkour e i nuovi traceur, O vuoi aiutare a concentrarli e amplificarli?

“Cammina leggera perché cammini nei miei sogni” - William Butler Yeats

-Blane


Blane - Origins

Sono passati cinque anni da quando Blane ha iniziato a praticare il parkour.
Questo è un riassunto, da lui realizzato, dei suoi precedenti video.
Ha una fluidità pazzesca. È a queste performance che aspiro.

Il blog di Blane

Do it. Fear. Everywhere.

Alcune frasi lette su Parkour Blog Youtube channel.

First, do it. Second, do it well. Third, do it well and fast, that means you're a professional - David Belle

Fear is your greatest enemy, but yet its your best freind - Shaun Andrews

Obstacles are found everywhere, and in overcoming them we nourish ourselves - David Belle


Traduzione:

Primo, fallo. Secondo, fallo bene. Terzo, fallo bene e veloce, questo significa che sei un professionista.

La paura è il tuo più grande nemico, ma è anche la tua migliore amica.

Gli ostacoli sono dappertutto, e nel superarli nutriamo noi stessi.

Ho visto uomini volare…


Dopo tanto tempo non ho ancora parlato del Raduno nazionale di Parkour tenutosi a Roma. Dove il Parkour si è messo la cravatta e l’Università l’ha tolta.
È stata un’esperienza magnifica. Due giorni intensi, importantissimi sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Con noi, oltre ai numerosi e bravi tutor (ragazzi che si sono messi a disposizione per far funzionare questo raduno e insegnare la disciplina), c’erano Sebastien Foucan, Daniel Ilabaca e Oleg Vorslav. Indimenticabile. Pensare che hanno mangiato insieme a noi, che Foucan e Ilabaca ci hanno presentato tecniche e filosofia (Oleg era infortunato e si è tenuto molto in disparte).
Più volte ci hanno parlato con passione cercando di spiegarci, prima che i movimenti, l’aspetto mentale del parkour, frerunning o come lo si vuole chiamare (il nome – dicono – non conta). L’arte e la gioia dello spostamento. Come una danza. In ogni momento ci si allena, bisogna vivere il parkour, non relegarlo a qualche ora della giornata, ma viverlo continuamente, con la testa e il corpo. Ilabaca mi ha particolarmente stupito, è stato affascinante e interessante sentire le sue motivazioni, sempre pronto a spiegare e parlarci come un amico. Pienamente cosciente e convinto di ciò che fa. Di fronte a delle semplici scale ci ha detto: fate quello che volete, su queste scale potete fare un milione di cose diverse, create. Dal canto suo Foucan, nonostante sia nello spirito (giocoso e gioioso) un bambinone, non è stato da meno. Entrambi, soprattutto Daniel, tenevano molto ad una cosa: non bisogna imitare gli altri, non si deve emulare ma far nascere la disciplina da noi stessi, dai nostri limiti e le nostre capacità, e scoprirla grazie alla costanza nel praticarla. In effetti, la diffusione massiccia di video porta sempre più persone a praticare senza coscienza il parkour, esibendosi in salti oltre le proprie possibilità o comunque con il solo scopo di mostrarsi e di fare “il salto più alto”. Non è così, il parkour deve essere qualcosa di più profondo. Non so quante delle persone che lo pratichino siano davvero convinti di ciò che c’è dietro. Si dicono tante belle parole, ma poi vedo traceur che inquinano invece di pulire lo spot, o che sono semplicemente troppo infantili per seguire una filosofia basata sul rispetto. Probabilmente, da alcuni punti di vista, io non sono un “tipo da parkour”, ma è sbagliato credere che un tale individuo esemplare (che possa essere definito così) esista davvero. Forse lego al parkour valori che non sono strettamente connessi ad esso. Allora, forse, io seguo la mia via del parkour.
Rispetto per gli altri, per il proprio corpo e per l’ambiente.
Meditazione.
Crescita interiore.
Arte del movimento.
Contro l’antagonismo.

Tornando al raduno, uno dei momenti più belli è stato quando ci siamo tolti tutti le scarpe (compresi Ilabaca e Seb) per allenarci sui salti e i movimenti silenziosi (si sa, no sound, no shock), e forse per ritrovare anche un maggiore contatto con il mondo e il proprio corpo.

Per ulteriori info e per una galleria di immagini il sito di chi ha organizzato tutto questo: Parkour.it

P.s.
Ho imparato una cosa che sembra stupida, ma risultautilissima in allenamento. Far finta di essere sull’orlo di un burrone, cosicché si metta il massimo impegno nel non cadere.

Il Parkour e il Freerunning

Una pagina ben scritta dove si parla di Parkour e Freerunnig

E un video in cui David Belle parla del Parkour:

venerdì 29 agosto 2008

Calcio freestyle

Oddio, mi ero perso l'esistenza di questa disciplina fantastica, che non è altro che la formalizzazione di quello che un po' tutti abbiamo fatto col pallone. Tempo fa mettevo le cuffie nelle orecchie e palleggiavo un po', è tanto che non lo faccio e questi video mi hanno fatto tornare la voglia.
Poi mi sono detto, si potrebbe mischiare il soccer freestyle con il parkour, e ho cercato dei video: e davvero qualcuno ci ha pensato (ma con scarsi risultati)!
Comunque ho visto il servizio di Real Tv ieri, per puro caso, ed è stato davvero interessante. Ora ho scoperto che esiste anche un campionato mondiale e che uno dei partecipanti è italiano e si chiama Domenico Grasso.

giovedì 28 agosto 2008

Sul Polveracchio


Qualche giorno fa sono stato all'oasi del monte Polveracchio. Che bei luoghi! Avrei voluto rimanerci per sempre, sprofondato nella natura a contatto con me stesso, in meditazione e in allenamento.
E poi io adoro i fiumi e lì scorre il Calore, quello che dà vita alla Chiena di Campagna.

Altre info

domenica 24 agosto 2008

La nuova Lara...

Non mi piace molto il fatto che ogni volta cambiano testimonial, ma in verità non me n'è mai importato molto, sono un fan della saga di Tomb Raider fin dal primo episodio, ma questa è la prima volta che la mia attenzione cade sulla persona che rappresenta Lara nella realtà.
Sarebbe un sogno: bella, agile, è Lara, insomma cosa potrei desiderare di più dalla vita? Ci potremmo mettere a fare parkour insieme! :-p

Comunque, eccola qui, più sotto invece il video del nuovo Tomb Raider, videogioco simbolo dell'Avventura con la A maiuscola e quindi illustre ospite di questo blog:



venerdì 8 agosto 2008

Viaggi & frasi

Ti linko un articolo di un blog con una piccola raccolta di frasi riguardanti i viaggi, poi se e quando ne trovo altre le aggiungo qui. Ciao.
Frasi

a' Chiena


Campagna, provincia di Salerno. Un paesino nascosto tra i monti, invisibile. Ogni anno il fiume Tenza viene fatto straripare e le sue acque vengono deviate verso il centro storico: ha così luogo a' Chiena. L'abbondanza d'acqua è occasione per bagnarsi a vicenda, lanciarsi gavettoni e secchiate d'acqua. Un'esperienza da provare.

Pare sia nata per l'esigenza di ripulire le strade, un tempo percorse da cavalli e altri animali rei di sporcarle quotidianamente con i loro escrementi. Oggi ha un carattere essenzialmente ludico.

Un'atmosfera gioiosa rovinata da individui (bambini compresi) che schizzano l'acqua con violenza tale da fare male, utilizzando secchi e altro, non sto scherzando... invece di divertirsi pare stiano sfogando una rabbia repressa contro gli sconosciuti: nei loro occhi l'incazzatura, invece del divertimento!

Comunque sia, consiglio a tutti di andarci, casomai con un bel po' di amici!

sabato 26 luglio 2008

Dal parkour alla vita

Un ostacolo non è un limite, ma la possibilità di un nuovo traguardo, un’occasione per crescere.

Se basta camminare farò quattro passi e se serve correre cercherò di non fermarmi; davanti ad ogni ostacolo dovrò impegnarmi a vederlo come un altro appoggio per andare avanti
Laohu, Il mio limite

sabato 10 maggio 2008

Narrativa di viaggio...virtuale



Fonte: Flickr


Certo che il fascino delle mappe satellitari è grande. Personalmente, mi piacciono anche i navigatori satellitari, capace di indicarti la strada desiderata, ma soprattutto di darti le coordinate GPS per sapere dove sei: in tutto il mondo c'è un punto determinato da coordinate, e quel punto sei tu. Affascinante.
Le mappe satellitari che conosco sono Google Map e Windows Live Search Map, meno conosciuta ma altrettanto ben fatta, in alcuni casi migliore con il suo Bird's Eye.

Ebbene, da internet (fonte inesauribile di stronzate e genialate... e porno) ogni tanto emerge qualche idea fantastica, tipo quella (vorrei averla avuta io!) di un racconto scritto su Google Map.
Se vi state chiedendo di cosa si tratti, ecco il link: Charles Cumming: The 21 Steps. Divertitevi!



giovedì 24 aprile 2008

Viaggi soffici: Roman Pillow Day


Chi sarà a Roma questa domenica (27 aprile) non può fare a meno di partecipare ad uno degli eventi più strambi che siano mai stati inventati: il Roman Pillow Fight!!!
Copio e incollo dall'email che mi hanno mandato:

Pillow Fight Roma 2008 - 27/4/08
So' tempi cupi.
Fra la gente, serpeggia l'ansia e galoppa l'inquietudine. In tanti si miagola nel buio. Ormai sembra si tratti solo di capire di che morte bisognerà morire: fritti vivi dal riscaldamento globale, o spappolati da un aereo Alitalia rimasto senza benzina?
Tuttavia, mentre il groviglio de cerebrolesi che tiene le redini (ahahahaha) di questo paese si accapiglia, noi, il popolo, daremo l'ennesima dimostrazione che…quando un numero sufficientemente grosso di persone per bene decidono di fare una cosa abbastanza stupida tutte insieme, di solito è una ficata. :D
Gente - è la terza edizione del Roman Pillow Fight! Dopo lo straordinario successo delle precedenti edizioni, arieccoce!
Ora è il momento di applicare la regola#1: parla a TUTTI del Pillow Fight! L'anno scorso eravamo centinaie. Quest'anno dobbiamo essere più centinaie ancora.Lo scopo è di far venire così tanta gente da dare a tutti un 50% di possibilità di imbattersi nel proprio commercialista.
Scaricate il flyer ed inoltratelo a tutta la vostra rubrica!
Essemmessate tutti i vostri amici!Prendete gli sconosciuti per il bavero!
Aoooh, stanno a rifa' er PILLOW FIGHT! Daje pure te!
p.s. Abbiamo cambiato casa. Ora siamo su www.romanpillowfight.wordpress.com
Venite a lasciare una traccia del vostro inevitabile entusiasmo. :P

p.p.s. Per chi non lo sapesse, il RPF è ANTIGERARCHICO! Non è sponsorizzato, non se paga, il Comune non c'entra niente, non si sa quanto dura la battaglia, non ci sono santi, non c'è trippa per gatti e non c'è nessuno che comanda!
Inoltre su Youtube potete trovare i video.
Tipo questo: RPF -The Movie-

domenica 30 marzo 2008

Primo vero allenamento di Parkour



Che bello! Ieri ho fatto un po' d'allenamento e finalmente mi sono sentito a mio agio e divertito. Infatti, le altre volte, trovavo estremamente faticoso l'allenamento, mi sentivo vecchio e pesante e mi sono scoraggiato. Stavolta, invece, benchè la fatica non sia certo mancata, mi sentivo più agile, sentivo che ce la potevo fare e addirittura mi è piaciuto allenarmi! Inoltre a fine allenamento mi sono concesso qualche esercizio di vero Parkour: corsa sul muro (wall run), caduta (landing) e volteggio girato (turn vault). Il tutto con una mini cazziata del guardiano del parco...ma dai stavo facendo solo qualche salto di precisione! :-p
Una volta a Roma parteciperò ad un allenamento del PKR.

L'allenamento che sto seguendo è il primo in Questa pagina.

venerdì 28 marzo 2008

La Verdona Pininfarina



Visto che ho parlato di bici nel post precedente, non posso non dedicare uno spazietto alla bici da me tanto agognata, la Verdona Pininfarina!
Quant'è bella! Che io sappia è stata creata in numero limitato e solo per la campagna premi della Q8.
Beati i suoi possessori! Su ebay comunque se ne trova qualcuna (ma non ho soldi da spenderci :-p).

Il corpo è il messaggio, e viaggia su due ruote


Apro questo post rimandandoti subito ad un altro articolo per leggervi alcune osservazioni felici (Leggi qui, da bravo) (Il video invece lo trovate QUI). Quella di McLuhan è stata una gran bella intuizione, il mezzo come messaggio, tale è il potere del mezzo di mediare e dirigere ciò che viene detto. Ma non stiamo forse superando questa ipotesi? Più che dire che il corpo è il messaggio, io direi che è l'oggetto il vero messaggio dei nostri giorni, oggetto che veste il nostro corpo, gli si accosta, lo circonda col potere del suo fascino alienante. Non è il corpo il messaggio, ma l'oggetto. L'oggetto che diventa contenuto del messaggio, ovvero di se stesso.
Le nostre esistenze sembrano sempre più dominate dagli oggetti, forma dell'anima, primo appiglio per la ricerca di un sè più forte e reale. Una ricerca che non parte dall'oggetto per una meta lontana, ma lì comincia e lì si ferma: nell'adorazione del simulacro e nella sottomissione al suo potere alientante. Perfino i due ragazzi nudi del filmato, non possono fare a meno delle loro bici e la ragazza dei suoi braccialetti.

Dopo tutto questo preambolo, che spero qualcuno apprezzerà, faccio l'ipocrita e parlo proprio di oggetti, perchè io sono schiavo di questa malattia contemporanea come molti là fuori.

La Puma ha ideato una linea chiamata Urban Mobility, che potete visionare sul sito ufficiale. Tra i vari articoli, spicca la bicicletta: bel design e costruita per essere funzionale.
Tra le caratteristiche principali, il freno a disco, il lucchetto incorporato anti scasso e il sistema di piegamento che consente di portarla a mano in caso di bisogno o farla entrare in un autobus ecc...
Se ho capito bene la bici è fatta dalla Biomega e quindi (forse) acquistabile al di fuori del marchio Puma (con relativo risparmio di soldi, ma perdita di "fashion").
Insomma, una bici che comprerei volentieri (ma quanto costa?).

UPDATE: Mamma quanto costa!!! :-P

sabato 22 marzo 2008

Parkour e montaggio

Come "viaggio del corpo" il Parkour sarà spesso argomento di questo blog e vi terrò aggiornato sui miei progressi (lentissimiiiiiiii).
Ora, però, vi voglio presentare due video, uno più bello dell'altro, che oltre a mostrare la bravura dei rispettivi traceurs, dimostrano anche la grande capacità di chi ha ripreso e montato il filmato.
Entrambi li ho visti grazie alla segnalazione di Parkour.it.



lunedì 17 marzo 2008

Viaggi sottomarini


La Rinspeed sQuba in tutta la sua grazia: non sembra la simulazione di un incidente ?

free music


Vi è mai capitato di salire su una di quelle barche che ha alla base (carena?) un grande vetro da cui si può osservare il fondale? Non ricordo dove ma io l'ho fatto, e ad un certo punto era possibile vedere la statua di una Madonna posta lì credo in ringraziamento di qualcosa, forse era Lampedusa o la Sardegna...
Beh, quanto sembra arcaica quella navetta adesso che è stata inventata la macchina che va sott'acqua... Pazzesco! Ma è proprio così, una macchina che va sott'acqua! Mi chiedo però a chi possa davvero servire (James Bond a parte), forse a qualche riccone la cui villa ha la spiaggia privata...che figata...
Se vi interessa, ECCO QUI un articolo e altre immagini.

domenica 16 marzo 2008

Timimoun, Algeria



Su T R I P non potranno mancare riferimenti a programmi documentaristici alla SuperQuark o Geo & geo. Quest'ultimo in particolare mi porta a scrivere questo articolo, è un bel programma anche se messo un po' in sordina, ma i paesaggi che mostra sono sempre meravigliosi e interessantissimi i servizi.

Qualche giorno fa, lo stavo appunto guardando, attratto dal fascino del deserto che veniva mostrato, e di una vita nel deserto i cui rapporti con la terra e con l'uomo sono mediati dall'attenzione per l'acqua: la necessità di sfruttarla al meglio rafforza il senso di civiltà e legame fra gli uomini.
Si è parlato di Timimoun, un'oasi stupenda in cui le alte palme fanno ombra ai raccolti irrigati da canali nati dalla sapiente gestione di una risorsa limitata.
Pensiamo alle oasi come un dono in mezzo al deserto di un dio che non vuole ricompense, in realtà le oasi, come mi ha insegnato questo servizio, nascono dal duro e costante lavoro dell'uomo, che attrverso pozzi e canali sotteranei spinge l'acqua attraverso il deserto.
Dove (fuori dall'oasi) questo paziente lavoro è stato abbandonato anche le abitazioni, prima immerse nel verde, affogano nella sabbia mostrando grandi e piccoli relitti di un tempo che fu.

Ti consiglio la lettura di QUESTO ARTICOLO, da cui ho tratto la seguente citazione:
La passeggiata verso il palmeto, è una deliziosa ricompensa. Piccoli sentieri costeggiano orti verdissimi immersi nella freschezza all'ombra dei palmeti, profumati frutteti a cui si unisce il sommesso canto dell'acqua che scorre in piccoli rivoli. Una fitta rete di canali e canaletti creano una perfetta geometria, è un antico sistema di irrigazione e la suddivisione non è casuale ma deriva da precisi calcoli che permettono all'acqua di scorrere anche su terreni pianeggianti. E' il sistema idrico detto a "foggara". Dal pozzo di scavo, non sempre vicino al palmeto, si crea un canale sotterraneo per evitare l'evaporazione fino all'oasi. Qui il corso principale dell'acqua viene frammentato in canali minori tramite il sistema del pettine. A sua volta ogni canale verrà suddiviso mediante un altro pettine in parti eguali in numerosi rivoli ripartiti tra le proprietà. L'acqua è un bene prezioso, la linfa vitale che perpetua l'esistenza dell'oasi. Lo schema della rete idrica è considerato simbolo augurale, tanto da essere riprodotto sui tappeti confezionati per i matrimoni.


Inoltre, QUI è possibile leggere un approfondimento sui viaggi e la scrittura basato sull'analisi di due romanzi, uno dei quali di Rachid Boudjedra che si chiama proprio Timimoun.


Acqua e coltivazioni sotto i palmeti



Canali a pettine



Petra: un tempo che fu...

Cercasi casa a Roma



E' incredibile quanto siano alti i costi di una camera a Roma. Dopotutto se ne sente tanto parlare ultimamente... Così dalla ricerca di una singola sono passato alla ricerca di una doppia, e incredibilmente i prezzi per lo più non si dimezzano, ma solo abbassano leggermente.
Guardando qua e là il prezzo di una singola a Roma si aggira intorno ai 400, 450 euro. Rispetto a questa media si riesce a trovare un posto letto in doppia a 200 e qualcosa euro, ma se invece facciamo i conti con offerte migliori che vanno epr la singola sui 300 euro e se si cerca bene anche qualcosa di meno, allora i prezzi di un posto letto non si dimezznoa affatto! Insomma, si può dire che in proporzione costino di più i posti letto che le singole! Ma dai!!! Comunque, per ora non ho ancora cercato molto, anzi è meglio che mi stacco da qui e vado a sondare le offerte sul web...

Finirò col dormire poeticamente sotto un acquedotto romano. Peccato che di poetico non c'è niente e ci sono persone che davvero sono costrette a viverci...

sabato 15 marzo 2008

Perchè ho aperto questo blog?

Beh, direi che a spiegarlo sembrerà una stronzata...
La voglia mi è venuta principalmente dopo aver visitato questo sito: le avventure di Thomas! Quanto mi hanno sempre ispirato i racconti di avventure in giro per il mondo, l'Avventura è qualcosa che il mio cuore chiede, chiede, chiede, non vuole che sia solo relegata alla fantasia, all'immaginazione eppure troppo si compiace in essa rinunciando ad un'effettiva realizzazione pratica. Non sono un tipo coraggioso, e questo mi fa schifo. Vorrei andare in giro per il mondo, meditare solo in un qualche eremo naturale: in un'oasi segreta nel deserto, in una fredda montagna tra rocce bagnate di neve e sotto l'ombra fresca di alberi centenari nel cuore dell'estate. Aprire un taccuino e cogliere l'ispirazione del momento reimpastando le mie conoscenze con nuovo materiale. Conoscere popoli e usanze differenti. Ma non sono così. Sia chiaro, non sono il tipo che sta chiuso in casa, se c'è l'occasione mi piace andare in giro, ma sono più il tipo da vacanza con gli amici che da peregrinazione solitaria.
Un altro punto a sfavore dei viaggi è il mio amore per le comodità; non mi sembra così ad un pensiero superficiale, ma in verità sono viziato dalle tecnologie e da ciò che offrono. Insomma parlo tantod i viaggi, isolamento e rivincita della natura sulla violenza della modernità, eppure quel viaggio in solitaria lo vorrei fare col mio ipod, per ascoltare la musica mentre cammino...eccetera eccetera.
Anche se, in effetti, natura e tecnologia non devono essere cose obbligatoriamente separate. Anzi proprio dal loro incontro armonico dovrebbe rinascere il mondo. E la paura per la "morte del mondo" che mi viene ogni tanto, guardando come il cemento soffoca l'erba, si placa lentamente pensando alla capacità della Natura di rinvigorire e riemergere dalle sue ceneri e alla speranza nella capacità dell'uomo di imparare dai suoi errori per perfezionare il suo nuovo percorso.

Viaggi del corpo dunque, ma forse più che altro viaggi e speranze della mente.
Spero che questo blog mi possa spingere un po' di più a fare (anche se è più probabile che abbia l'effetto opposto) e comunque rimarrà un bel modo di confezionare e conservare qualche ricordo di vita vissuta e desiderata.
Che i viaggi (trips) siano, allora!
P.s.
Niente droga da queste parti! LOL :-D

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